Erice (Èrici in siciliano, U Munti nell’accezione comune del trapanese) è un comune italiano di 26 016 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.
Dal 1167 al 1934 ebbe il nome di Monte San Giuliano. Nel centro cittadino, posto sulla vetta dell’omonimo monte, è residente solo un’esigua percentuale di abitanti, mentre la maggior parte della popolazione si concentra a valle, nell’abitato di Casa Santa, contiguo alla città di Trapani.
Il nome di Erice deriva da Eryx, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle.
Il territorio di Monte San Giuliano, oggi denominato Agro ericino, comprendeva oltre al territorio dell’attuale comune, anche quelli di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo, Buseto Palizzolo e parte di quello di Castellammare del Golfo.
L’imperatore Federico II, con un privilegio del 1241, aveva concesso agli ericini il possesso di questo vasto territorio che comprendeva al suo interno numerose località, chiamate casali: casale Curtii, casale Scupelli, casale Fraginisi, casale Rachalgimir, casale Sanctæ Yrini, casale Rachalhab, casale Handiluhiara, casale Bumbuluni, casale Murfi, casale Busit, casale Arcudacii, casale Ynnichi, casale Hurri, casale Rachalculei, con tutti i loro tenimenti e le loro pertinenze. Questo territorio, sul quale l’universitas esercitava la sua giurisdizione, era diviso in feudi e contrade: la sua estensione era, fino al 1846 di circa 40000 ettari, il suo litorale si prolungava per 26 miglia dalla spiaggia di Castellammare del Golfo a quella di San Giuliano e al suo interno erano comprese tre baronie. La prima era quella di Baida, che confinava a settentrione con la spiaggia e il cui barone godeva il mero e misto impero; l’altra era quella di Inici, della quale erano feudatari i Sanclemente; l’ultima era quella di Arcodaci, proprietà della famiglia Monroy. All’universitas spettavano il feudo Ralibesi, il cui nome – come quello di molte altre contrade della regione – è di origine islamica, il feudo Xambola, il feudo Lacci, il feudo Punta, così chiamato per una punta di terra che si estende verso il mare chiamata capo san Vito, il feudo di Castelluzzo, che prese il nome da un castello che si trovava in questa località, e il feudo Sanguigno. Il 24 gennaio 1846 parte di questo territorio veniva sottratto all’universitas di Monte San Giuliano e attribuito a Castellammare del Golfo[4][5]. Dal suo territorio, se ne distaccarono tra il 1948 e il 1955 ampie porzioni che costituirono i comuni di Valderice, Custonaci, San Vito Lo Capo e Buseto Palizzolo.
Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull’omonimo “monte”. Diverse le frazioni che completano il territorio, alle falde della montagna madre (Casa Santa, Pizzolungo, Roccaforte, Rigaletta, Tangi, Ballata, Napola, ecc.).
Storia
Origini
Porta Carmine, mura ciclopiche
Secondo Tucidide Erice (Eryx, Ἔρυξ in greco antico) fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo Tucidide, i Troiani unitisi alla popolazione autoctona avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 241 a.C. (Battaglia delle Egadi – 10 Marzo del 241 a.C.) Virgilio la cita nell’Eneide,Enea tocca due volte la costa siciliana proprio sotto Erice, a Trapani: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore (“… hinc Drepani (Trapani) me portus et inlaetabilis ora accipit, … ” Eneide 3° libro). Virgilio nel canto V racconta che in un’epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erix o Eryx, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l’anziano Entello.
In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi.
Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare Barca ne dispose la fortificazione, e da Erice e da Drepanum (Trapani, dove fece erigere il famoso Castello della Colombaia) difese anche Lilibeo. Amilcare Barca con la sua flotta vinse la prima importante battaglia navale tra Roma e Cartagine, la Battaglia di Trapani appunto svoltasi nel 249 a.C., grazie ad una mossa imprudente della flotta romana indotta dal Generale romano Publio Claudio Pulcro. La flotta romana vinse poi la seconda battaglia bavale e la prima Guerra Punica con la Battaglia delle Egadi, correva l’anno 241 a.C.
Per i Romani fu un centro di rilievo, dove veneravano la “Venere Ericina”, la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite. Diodoro Siculo narra l’arrivo di Liparo, figlio di Ausonio, alle Isole Eolie (V, 6,7), aggiungendo che i Sicani «abitavano le alte vette dei monti e adoravano Venere Ericina». Scarse, o quasi nulle, sono le notizie della città e del santuario nel periodo bizantino, restando comunque economicamente attiva.
Dagli arabi agli spagnoli
Denominata Gebel-Hamed durante l’occupazione araba (dall’831 fino alla conquista normanna dell’Isola), la montagna non fu probabilmente nemmeno abitata in questo periodo. Ripopolata la nuova cittadella col nome di Monte San Giuliano, così ribattezzata dai Normanni nel XII secolo, acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi, divenendo una della maggiori città demaniali del Regno, grazie anche alle concessioni ottenute sulla base di un falso documento[senza fonte], a firma di Federico II, utilizzato dai suoi abitanti come attestato di legittimità per l’occupazione del vasto territorio che si estendeva dal Monte Erice fino ai confini di Trapani, e verso oriente sino a San Vito Lo Capo e alla confinante città di Castellammare del Golfo. Erice deve la sua rinascita alla Guerra del Vespro, divenendo di fatto la rocca da cui scaturivano le azioni belliche di Federico d’Aragona, re di Sicilia fino al 1337. Sant’Alberto, che predicò l’azione contro gli Angioini, discendeva dagli Abbati, una delle maggiori famiglie della città.
Nel periodo della dominazione spagnola sono da ricordare alcuni tumulti popolari assai feroci: nel 1516, in occasione della morte di Ferdinando il Cattolico, scoppiò una rivolta che venne repressa con durezza dal barone di Castellammare; nel 1544, quando giunse ad Erice Giuseppe Sanclemente, barone di Inici, per passare in rassegna le milizie della città, scoppiò un tumulto e si dovettero incarcerare i cittadini più sediziosi; nel 1624, anno in cui la città fu colpita dalla peste, un’ampia fascia della popolazione si sollevò contro il capitano d’armi di allora, il barone Nicolò Morso, il quale si era alienate le simpatie della popolazione con la sua politica autoritaria. In quest’epoca il governo di Madrid procedette due volte – nel 1555 e nel 1645 – alla vendita della città con il suo territorio, ma in entrambe le occasioni i cittadini riuscirono a riscattarsi. La vita monastica, con numerosi monasteri fondati e dotati da cospicue famiglie locali, caratterizza la vita cittadina. A partire dal XVI secolo si svolge la rappresentazione del misteri in occasione del Venerdì Santo, contemporanea a quella trapanese.
Castello di Venere (xilografia di Barberis, 1892)
La ricchezza delle famiglie che qui vivono sino alla riforma borbonica di Tommaso Natale che – di fatto – scardina il sistema su cui si era retta sino ad allora l’economia delle città demaniali, è testimoniata dai palazzetti e case signorili che si affacciano, numerosi, sulle strade della città. Le circa cento famiglie che nei 700 anni di vita della città hanno partecipato alla conduzione del potere (capitani, giurati, magistrati) hanno lasciato testimonianza della loro vitalità. La ristrutturazione ottocentesca della piazza centrale che era detta della Loggia, dedicata successivamente ad Umberto I, per tornare al suo nome originario nel 2012, ha fatto perdere la lapide che recitava con orgoglio lo sforzo economico che i liberi cittadini di Erice avevano nel Seicento pagato al re per non essere infeudati da nessuno. La città tende comunque a conservare gelosamente il fascino di una cittadina medievale.
Dal Novecento ai giorni nostri
Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di “Erice”. Nel dopoguerra perde parte del suo territorio dell’agro ericino, con la costituzione di diversi comuni autonomi.
Dal 1957 si organizza ogni anno, nel periodo primaverile, una gara automobilistica di cronoscalata, denominata “Gara in salita di velocità Monte Erice”, per la quale esistono anche un campionato italiano e un campionato europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e raggiungono la vetta dell’omonimo monte, sfrecciano a tutta velocità vetture moderne, storiche, prototipi da competizione e vetture formula, circondati da sportivi e appassionati e, naturalmente, da uno sfondo mozzafiato.
Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito per iniziativa del professor Antonino Zichichi, che richiama gli studiosi più qualificati del mondo per la trattazione scientifica di problemi che interessano diversi settori: dalla medicina al diritto, dalla storia all’astronomia, dalla filologia alla chimica. Per questo alla cittadina è stato attribuito l’appellativo “città della scienza”.
Dal 1972 l’ex convento di s. Carlo fu sede della Associazione Artistica Culturale La Salerniana, fondata dal poeta Giacomo Tranchida, che conservava opere di Carla Accardi, Gianni Asdrubali, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Emilio Tadini tra gli altri, e dove furono organizzate mostre d’arte contemporanea curate da critici di rilievo come Palma Bucarelli, Achille Bonito Oliva, Luciano Caramel e Giulio Carlo Argan.
Monumenti e luoghi d’interesse
Architetture civili e militari
Mappa delle mura di Erice
Mura ciclopiche del periodo elimo-fenicio-punico – VIII/VII secolo a.C.
“Castello di Venere” – Castello normanno del XII/XIII sec. sui resti del tempio romano di Venere Ericina
Castello e torri del Balio
Torretta Pepoli (XIX sec.)
Giardino del Balio
Quartiere spagnolo
Museo comunale “Antonio Cordici”
Biblioteca comunale “Vito Carvini”
Porta Carmine
Porta Trapani
Le torri del castello del Balio
Palazzi storici
Palazzo Sales, XVIII secolo, Via Vito Carvini
Palazzo Burgarella, del XVIII secolo, in via San Francesco
Palazzo La Porta, XVIII secolo, in via Vittorio Emanuele II
Palazzo Platamone, XIV-XIX secolo, in via Vittorio Emanuele II
Palazzo Coppola, XIX secolo, in via Vittorio Emanuele II
Palazzo Chiaramonte (poi convento di San Domenico), XIV secolo, in via Vittorio Emanuele II
Palazzo Ventimiglia (poi convento di San Francesco), XIV secolo, in via San Francesco
Palazzo Majorana, XVIII-XIX secolo, in piazza San Domenico
Palazzo municipale (ex Palazzo Giuratorio), Piazza Umberto I, (sede Museo “Antonio Cordici”)
Bagli
Nel territorio comunale vi sono alcuni bagli:
Baglio San Matteo (museo agro-forestale);
Baglio Adragna, XIX secolo[7];
Case Giliberti, XIX secolo[7].
Architetture religiose
Duomo dell’Assunta (Madrice)Portale della Chiesa Confraternita di S. MartinoChiesa di S. GiulianoChiesa e Convento dei frati predicatori di S. DomenicoChiesa Confraternita di S. Giovanni BattistaInterno della Chiesa di S. Pietro
Erice era conosciuta anticamente come “città delle cento chiese” e conventi[8]. Oggi molte sono ancora visibili e alcune sono aperte al culto.
Chiese parrocchiali
Real Chiesa Madrice (Duomo)
Chiesa di s. Cataldo
Chiesa di s. Giuliano
Chiesa di S. Antonio Abate
Chiese confraternite
Chiesa Confraternita di D. Giovanni Battista
Chiesa Confraternita di S. Martino
Chiesa Confraternita di S. Orsola
Chiese e Conventi di Ordini Regolari
Chiesa e Convento di S. Francesco d’Assisi
Chiesa e Convento dei frati predicatori di S. Domenico
Chiesa e Convento dell’Annunziata o del Carmine[9]
Conventi fuori le mura
Chiesa e Convento dei padri cappuccini
Convento di Martogna del terz’ordine di S. Francesco
Chiese urbane, Monasteri e loro Chiese
Chiesa e Monastero del S. Salvatore
Chiesa e Monastero di S. Pietro
Chiesa e Convento dei frati minimi di S. Francesco di Paola (diruto)
Chiesa e Monastero di S. Teresa
Chiesa e Monastero di S. Carlo
Chiesa e Reclusorio dei SS. Rocco e Sebastiano
Convento dei padri del terz’ordine di S. Francesco
Chiesa di S. Alberto dei Bianchi
Chiesa di S. Caterina Vergine e Martire
Chiesa di S. Antonio di Padova
Chiesetta dello Spirito Santo
Chiesetta di S. Niccolò di Bari
Chiesetta di S. Chiara
Chiesetta dei SS. Apostoli Filippo e Giacomo maggiore (poi detta di S. Crispino)
Chiesetta di S. Margherita Vergine e Martire
Chiesetta di S. Maria della Raccomandata o della Neve
Chiesetta della Nostra Signora di Custonaci
Chiesa del S. Sacramento
Chiesa di S. Filippo Apostolo
Chiesa di S. Isidoro Agricola
Chiesetta di S. Agnese Vergine e Martire
Casa Santa o di Sales
Chiesetta di S. Raffaele Arcangelo
Chiesa ovvero Oratorio di S. Alberto
Chiese suburbane
Chiesa della Nostra Signora della Grazia
Chiesa di S. Oliva (oggi di S. Croce)
Chiese della Montagna
Santuario di S. Anna
Chiesetta di S. Elia
Chiesetta della Nostra Signora della Pietà
Chiesa di S. Maria Maddalena
Chiesetta di S. Ippolito Martire
Chiesetta di S. Matteo Apostolo ed Evangelista
Chiese dirute
Chiesa di S. Cristoforo Martire
Chiesetta suburbana di S. Bartolomeo Apostolo
Chiesa di S. Luca Evangelista
Chiesetta di S. Niccolò
Chiesa di S. Maria della Scala
Chiesa della Nostra Signora della Grazia
Chiesetta di S. Maria Maggiore
Chiesetta dei SS. Martiri Cosma e Damiano
Chiesa di S. Cristoforo Martire
Tradizioni e folclore
Processione dei Misteri di Erice, si svolge il Venerdì Santo, con vare dell’800, condotte a spalla
tappeti tradizionali ericini
Artigianato artistico
ceramica
tappeti
Dolci tipici
bocconcini di Erice, dolcini di pasta reale con l’anima di marmellata di cedro al liquore
genovese alla crema, dolce di pasta frolla con zucchero a velo sulla parte superiore
mustaccioli, antichi biscotti fatti in un ex convento di clausura
Collegamenti
Stradali
strada statale Trapani-Erice
strada provinciale Valderice-Erice
Funiviari
Dal luglio 2005 la vetta del monte è tornata a essere collegata con la valle da una cabinovia ad agganciamento automatico, lungo un tracciato che riprende il percorso della vecchia funivia, inaugurata nel 1956 e inattiva dalla fine degli anni ’70. La stazione di partenza si trova a Casa Santa.
Grazie al nuovo impianto, il viaggio dura circa 10 minuti alla velocità di 5 m/s, su 47 cabine da 8 posti (4 di queste attrezzate per accogliere disabili) che offrono una suggestiva panoramica di un’ampia porzione della provincia di Trapani con le isole Egadi.
Economia
Artigianato
Tra le attività più tradizionali vi sono quelle artigianali, che si distinguono per le lavorazioni del ferro e del legno, oltreché per l’arte della ceramica e per quella tessile, quest’ultima finalizzata alla realizzazione di tappeti e di borse.[10][11]
Aree naturali
Il Monte Erice è una grande area naturale con boschi, in particolare l’area di Martogna, il bosco demaniale di Sant’Anna e contrada Porta Spada.
Il Corpo forestale della Regione siciliana gestisce il Museo Agro-forestale San Matteo, un antico baglio rurale all’interno del demanio forestale ericino, a 4 km dalla vetta. La periodica e ormai annuale pratica criminale degli incendi dolosi ha devastato la montagna e i dintorni del paese, che fino a vent’anni erano completamente immersi nei boschi.